giovedì 27 settembre 2007

fra un acquazzone e l'altro

Giornataccia, temo.

Dopo vari tentativi di organizzare il fine settimana in modo che avesse una logica salta tutto per aria e mi ritrovo con la prospettiva allettante di studio+lavatrici+gatta urlatrice da badare causa viaggio a Parigi dei miei. E mi trovo qui a fantasticare su Parigi in Ottobre, la mostra di Fragonard, una pioggia fine (nel suo primo giorno a Parigi si procuri della pioggia signor Larrabee) scarpe allacciate e piccoli caffè con lucine gialle in cui fermarsi a scrivere su un quaderno nuovo e con una matita con la punta appena fatta, magari verde.

Pioverà questo fine settimana. Le previsioni sono funeste e io allora ho fatto scorta di biscotti al cioccolato.

E scaccerò la tristezza in qualche modo, anche se il venerdì si annuncia massacrante e la spalla mi fa di nuovo male (comincio a pensare che sia psicosomatico, ma può davvero essere psicosomatico un dolore così acuto?) fantasticando sul mio prossimo tour de force.

Ché in fondo questa cosa l’aspettavo da una vita, e non credevo nemmeno che fosse possibile.

martedì 25 settembre 2007

che meraviglia

Il figlio del mio capo ha appena iniziato la prima elementare.
Oggi dopo la scuola è passato dal negozio e mentre aspettava che sua madre finisse delle cose si è messo a fare i compiti proprio qui, sul tavolone ingombro di candele, pacchi, pennarelli indelebili trincetti e carta velina.
Una lunga serie di colori e forme:

cerchia di rosso la lettera "A"
unisci gli oggetti alla forma a cui assomigliano


e lui in piedi con in mano la sua matita rossa e tutta la lingua fuori a fare le sue "a" nei quadretti

Sono emozionanti, gli inizi.
La soddisfazione di quel bambino quando ha finito e mi ha fatto vedere il quaderno è veramente un'immagine incantevole.

mercoledì 19 settembre 2007

tutto relativo

-signorina lei che è alta...
-... ... io?
(questa proprio non me l'aveva mai detta nessuno..)

guardo la signora che mi arriva alla spalla.

-mi prenderebbe le lasagne lassù?


intanto tira un vento fortissimo che scuote tutto dentro e fuori.
Le finestre sbatacchiano, le tende svolazzano e i miei capelli sono elettrici.

Oggi per strada si respirava l'autunno.

lunedì 17 settembre 2007

lunedì

Niente, non passa.

Quest'irrequietezza è qualcosa che non sembra appartenermi, eppure è come se mi avesse morso la tarantola e mi dibattessi e contorcessi in silenzio e senza farmi notare.
Certo il fine settimana ha aiutato a rimettermi a posto, il buon cibo, il dormire fra lenzuola color mattone, certi impegni rispettati, certi schemi definiti. (Però lentamente. Aspettando che fossero maturi e si staccassero da soli dal ramo perché era esattamente il momento giusto.)
Ha aiutato anche quella telefonata, nel cuore del pomeriggio lavorativo del giovedì, che annunciava idee e progetti potenzialmente meravigliosi, anche se molto difficili.

Ma oggi è lunedì, mi hanno rubato per la seconda volta il casco della vespa e stavolta l'hanno fatto scassandomi la serratura della sella.
Una ragazza ha rubato sicuramente una candela da uno scaffale e io l'ho persa di vista prima di poter fare qualcosa.
In generale non mi importa (a parte per il casco perché son soldi che non ho).
In generale quello che accade è che mi sento come una tigre in gabbia e non ho voglia di parlare, di raccontare, di fare i miei soliti sorrisi gentili.
Mi sento pulsare i polsi, mi sento come una febbre che sale: tutti quei desideri lasciati a metà che ora sembrano impossibili da trascurare.
C'è una serie di cose da scuotere e sbattere dopo anni che stanno negli angoli a impolverarsi. Sarà un lavoro duro.

giovedì 13 settembre 2007

buone notizie


allora perché sono così rabbiosa?

domenica 9 settembre 2007

tenera

E’ tardi e sono ancora qui che mi faccio bella, pezzo per pezzo, cera, crema, smalto, capelli. E’ stato veramente stancante raccogliere tutte le forze per essere perfetta domani. Ho dovuto correre, sudare, arrabbiarmi. Con il lavoro nel mezzo, con nel mezzo gli altri impegni, lo studio, e tutto il resto.

Mi sono anche sciolta in lacrime a metà del tragitto, e ho provato la cara vecchia paura mostruosa di guardare fuori dalla finestra. Quella sensazione che riesco a descrivere solo ricorrendo all’immagine del dottor Dick Diver alla fine di Tender Is The Night.

Non ho provato veramente quella sensazione l’altro giorno, ma mi sono ricordata com’era. Ho ritrovato i suoi spigoli e il senso di vuoto. E’ stato orribile. Non riesco a pensare che sia possibile la guarigione, riesco solo a mettere tutto quanto in soffitta.

Come con la stola di volpi che era chiusa nel baule quando ero piccola. Avevo il terrore di quelle volpi, di quegli occhi gialli, imbalsamati eppure feroci. Ma mi tranquillizzava sapere che erano chiuse nel baule delle cose vecchie, con un lucchetto sulla fibbia.

Poi ho fatto dei lunghi respiri.

Domani, al matrimonio, sarò perfetta. Sono davvero felice di quello che sta per accadere, mi dà un senso di fiducia nel futuro che per natura non avrei. Avrò il guscio giusto, senza una sbavatura, senza un filo tirato, senza un capello fuori posto. Voglio ridere, bere, abbracciare la mia amica più che posso.

I capitoli sono nuovi, nonostante Fitzgerald.

mercoledì 5 settembre 2007

settembre

Ticchettio dietro la porta del bagno (rasoio battuto piano sul bordo del lavandino), squittire di scarpe da ginnastica su gradini lucidi, cigolio di sedie nei pomeriggi di lavoro/studio. Acqua che bolle, lavandino di cucina che gorgoglia, sigla del telegiornale.

Ho nostalgia.

domenica 2 settembre 2007

addio al nubilato

L. si sposa. Lei e il suo fidanzato stanno insieme da qualcosa come dieci anni o forse sono nove. In ogni caso è da tantissimo tempo. Insieme sono cresciuti e cambiati tanto e io, da vicino o da lontano, ho assistito ad ogni passo. Abbiamo fatto vacanze insieme, cene, studiate; ho fatto il servizio fotografico alla laurea di lui e organizzato compleanni e feste. Mi hanno accudita quando vivevo come una larvetta perché l’infelicità era più larga delle ore che passavano e si sono accollati i miei malumori e i miei batticuori senza mai scomporsi. Ci sono sempre stati.

E un po’ anch’io.

Ero lì quando si sono messi insieme e sono qui adesso.

Alle nozze sarò una delle testimoni della sposa con altre due amiche del liceo.

C’era da organizzare una festa. Chiamarla addio al nubilato mi fa tristezza, vengono subito in mente quelle tristi vicende di spogliarellisti e sbronze fini a se stesse in cui nessuno si diverte davvero. Roba rozza. Roba che fa somigliare subito la gente a personaggi del grande fratello e che fa pensare al Paese che si sfascia e che vota per Berlusconi.

Ci voleva una cosa che somigliasse a L., e a noi.

Così siamo state in volo su una mongolfiera.

E., l’altra testimone, aveva preparato tutto per mesi, una cena nella sua casa in campagna a base di panzanella, carpaccio di zucchine e insalatina dell’orto. E vino bianco per brindare. Poi gelato e a letto di corsa. La sveglia prevista per le quattro e trenta del mattino. La mongolfiera si alzava in volo alle sei e trenta.
Quando ci siamo svegliate era notte fonda, il cielo nero della campagna intorno era ancora tutto pieno di stelle. L. ha ricominciato a chiedere e chiedere, non vedeva l’ora di scoprire la sua sorpresa. Abbiamo alzato la radio in macchina per tenerci sveglie. Dieci minuti dopo che eravamo partite i fari hanno illuminato tre cerbiatti che attraversavano la strada lentamente. Ci hanno lanciato una breve occhiata prima di proseguire piano, guardando avanti come se avessero uno scopo.

Quando siamo arrivati a destinazione il cielo schiariva appena. Nella loro casa diroccata, nel Chianti senese Robert e sua moglie Liz ci hanno accolte con caffè e tè. Noi avevamo portato uno strudel. In giro animali domestici, libri, luci soffuse.

L. era stata bendata all’arrivo, tolto il foulard solo nella cucina calda, piena di stoviglie e tazzine da caffè tutte diverse, si guardava intorno come se fosse finita di colpo nella casetta di marzapane. Robert era stato avvertito. Ha detto “qualcuna di voi venga ad aiutarmi a sellare i cavalli”. Un minuto dopo E. ed S. Tiravano i fili del pallone che si gonfiava, e L. scopriva la sua sorpresa, mentre il cane Mosca correva su e giù come un pazzo davanti alla casa.

E’ difficile descrivere la faccia che ha fatto. Rapita, incredula, con le braccia spalancate. Siamo entrate dentro il pallone mentre si gonfiava e ci siamo guardate sorridendo coperte di riflessi verdi.

Il resto è stato strepitoso. Volare all’alba nel silenzio più totale, toccare con le mani le cime degli alberi, vedere dall’alto la dolcezza della campagna toscana, i cipressi, i viottoli, l’ocra e il verde.
Poi atterrare in un campo e fare colazione lì con pizza, melone e spumante per il battesimo del volo.

Infine tornare a casa su un fuoristrada tutto aperto, come avessimo fatto un safari, e prendere il caffè nel paese vicino. E’ stato tutto perfetto, compreso il resto della giornata passato al mare a Baratti, a prendere il sole e dormire.

Abbiamo fatto tardi. Ci siamo fermate a cena a Massa Marittima davanti alla cattedrale, sporche di sale e sabbia. Nessuna di noi realizzava davvero, ancora, quanto la giornata fosse stata incredibile.

Non riuscivamo a liberarci dall’emozione, dalla voglia di raccontare. A tarda notte, incuranti delle gole seccate dalle mille chiacchiere e dalle risate, abbiamo cantato i Beatles a squarciagola in macchina come se fossimo state in gita scolastica

Poi, poco prima di arrivare a destinazione, stanche morte, desiderando di dormire come mai prima, un cerbiatto ci ha attraversato la strada.





Update
messaggio ricevuto il 26 agosto 2007 ore 15:11

Ma quanti baci vi vorrei dare... Le mie sognatrici belle entusiasmanti divertenti gioiose tutte matte!

La Sposa