giovedì 30 luglio 2009

la straniera

Ieri, quindi, ho firmato il compromesso per la nuova casa.
Ne possiedo, al momento, la porta e una delle quattro mura, poco più di un terzo, ma ieri mi sono impegnata con due sole firmette a comprare anche gli altri due terzi.
Il notaio, curvo e magrissimo, sembrava un personaggio della Disney, così pallido e scuro. Mi guardava con quegli occhi a punta nerissimi e ogni tanto faceva una battuta, con un umorismo che ho davvero apprezzato, per niente scontato e con tempi comici perfetti.

L'ho apprezzato anche perché la mia mente era completamente bianca.
L'aria nella stanza sembrava rarefatta, insufficiente per tutti i presenti. Non provavo nessuna emozione, non riuscivo a parlare, riuscivo solo a guardare la mano di mio padre, appoggiata, come sempre quando è teso, sulla gola, nell'immaginario gesto di chiudersi il colletto della camicia.

Poi ho firmato. La prossima firma al 30 novembre, e allora la casa sarà mia.
Ho comprato il gelato, più tardi, per portarlo a cena dai miei. Ho pensato che era il caso di festeggiare in qualche modo.

Ma il problema in tutto quello che faccio in questo periodo è che mi sembra di vivere senza avere un corpo. Scrivo con mani che non riconosco, cammino guardandomi continuamente i piedi per essere sicura di averne ancora due, le mie gambe mi appartengono solo perché le sento pesare alla fine della giornata, quando con dita non mie le spalmo di crema idratante.
I miei pensieri sono l'unica cosa reale, sembrano oggetti solidi che appoggio ogni sera sul comodino, accanto alla sveglia coi numeri rossi, anche se non me ne libero mai veramente.
Li porto dietro nei sogni, nelle poche ore di sonno.

La mia vita si è trasformata così, in una specie di nuvola che mi segue fatta di ombre di cose pensate e non dette, lette e non raccontate, scritte e buttate.
Non so di preciso cosa provare a riguardo.

giovedì 23 luglio 2009

come si fa?


La scorsa è stata una settimana bella, sempre abbastanza incasinata, ma ero piena di voglia di fare delle cose.
Ho visto un concerto che è stato un sogno, e una città meravigliosa sotto una luce che mi ha stecchita. Ho visto anche una cara amica che vedo troppo poco, e mi sono sentita bene, a casa, stanca ma bene.
Questa settimana che è a metà è un po' più problematica.
E' vero che sono arrivate confortanti conferme che il mio lavoro procede bene, e che tutto il sudore e le lacrime a qualcosa servono.
Però è anche vero che continuo a non dormire e ad avere la gastrite. E sono stanca di contorcermi senza poter spiegare davvero perché mi contorco.
Il motivo per cui mi contorco, fra l'altro, non è quello che sembra.

Il mio corpo ha bisogno di una pausa, ma la mia testa non la vuole, una pausa.
Allora come si fa?

Come si fa, poi, se uno ha questo oroscopo qui su Internazionale?




Capricorno (22 dicembre - 19 gennaio)

Brucia il libro dell’amore che hai usato negli ultimi anni, Capricorno, anche se solo metaforicamente. Non è un atto di censura, ma una liberazione dalla tirannia delle favole che ti spingono ad accettare meno amore di quello che meriti e a darne meno di quello che dovresti. Immagina di poter affrontare con più maturità gli intricati enigmi del cuore. Quando quello vecchio sarà diventato cenere, cerca un nuovo Libro dell’amore. O meglio ancora, scrivilo tu. Un buon titolo potrebbe essere “L’amore non supera tutti gli ostacoli, ma già il 60 per cento non è male”. Un titolo sbagliato, invece, è “L’amore non fa schifo”.

sabato 18 luglio 2009

vento d'estate


Fa freddo e tira un vento gelido nonostante il sole cerchi di curarmi la faccia.
In motorino le folate mi spostano usando il parabrezza come vela, e la sciarpa si srotola e vola all'indietro.
Intanto studio un'autrice Jamaicana che mi fa venire voglia di mare e cibo speziato.

Sono nervosa: è colpa del vento.
Il vento fa impazzire la gente, a me crea un batticuore costante, una specie di elettricità sotto la pelle.

Sono arrabbiata: è colpa delle notti che passo e delle canzoni che ascolto.

Domani sono di nuovo in trasferta, perché questa estate è fatta così, di cose veloci e bellissime che intervallano giornate sfiancanti di studio e lavoro.

I pensieri mi assorbono, il mare è lontano.

sabato 11 luglio 2009

what a night

il freddo, il vento dieci minuti di pioggia che ci hanno terrorizzati.
poi questo.

(.. e poi una telefonata e poi tanto altro ancora. Ma ne parlerò poi...)

venerdì 10 luglio 2009

antenne

Oggi ho avuto mal di testa tutto il giorno e ancora, a dire la verità, non se n'è andato del tutto.
Le mie antenne (altrimenti dette "sembro solo, scema, ma in realtà capisco/vedo/percepisco al volo") brontolano e so per certo, come se l'informazione mi fosse passata da qualche poro della pelle, che sta succedendo qualcosa.

Ma non è per questo che, come al solito, non riesco a dormire. E' perché domani è un giorno importante.
Da domani potrebbe succedere che per la prima volta in trentuno anni qualcosa mi apparterrà definitivamente. Domani potrei cominciare una specie di strana vita diversa.
Domani è anche il giorno in cui -non prima di aver pagato pegno e lavorato tutta la mattina- vedrò uno dei due concerti dell'estate, uno di quelli che mi mancavano e che volevo vedere da tanto tempo. La compagnia è buona. Spero che ci sia il sole.

Intanto c'è la luna, qua dentro, e mi invade tutta. E sotto la luna ho deciso, giocandomi così definitivamente ogni possibilità di vacanza estiva, di investire altri soldi nella mia folle idea di fare la traduttrice da grande.
Servirà?
Il fatto è che nessuno sa mai cosa serve sul serio, eppure ogni tentativo serve a qualcosa, fosse anche solo ad avere qualcosa in più da raccontare o da raccontarsi.

mercoledì 1 luglio 2009

the doctor is in


E i medici arrivarono subito, uno dopo l'altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-Parlante. -Vorrei sapere da lor signori,- disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio -vorrei sapere da loro signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!...- A quest'invito il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand'ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole: - A mio credere il burattino è bell'e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo! - Mi dispiace- disse la Civetta - di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero! - E lei non dice nulla?- domandò la Fata al Grillo-Parlante. - Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. [...]