mercoledì 24 febbraio 2010

movimento

In un mondo perfetto al concerto dei Glorytellers ci sarebbe tanta gente entusiasta, invece sabato al concerto dei Glorytellers eravamo in dodici. Siamo diventati venti verso il finale, perché dopo il concerto mettevano i dischi per ballare e un po' di gente ballerina era arrivata in anticipo.
In un mondo perfetto la Fiorentina vince lo scudetto una volta ogni tanto, il lavoro non arriva tutto in un giorno e poi si ferma per dieci mesi, i muratori non trapanano per sbaglio sul tubo del termosifone e la bolletta del gas non supera il costo di un mese di affitto.

Ma il mio mondo è imperfetto e a me piace pensare che ho la testa abbastanza dura per starci in mezzo a fare il bastian contrario.
Così sono fra i dodici che vanno al concerto dei Glorytellers, tifo per la mia squadra come se lo scudetto lo stesse per vincere davvero (ma solo la domenica, il lunedì già non mi interessa più); faccio le nottate per finire il lavoro che mi capita fra capo e collo tutto in un giorno, perché penso che se lo faccio molto bene poi si moltiplicherà come i pani e i pesci, basta avere pazienza; mi lavo i capelli nell'acquaio in cucina in attesa che il tubo del bagno sia riparato e metto tre maglioni per poter spegnere il riscaldamento.

Sia chiaro: questo non fa di me né un ottimista né un cuor contento.
Perché brontolo e brontolo comunque.
Ma penso che in qualche modo bisogna pure andare avanti, benché brontolando.

martedì 16 febbraio 2010

sottosopra

Ho scritto tre post e li ho cancellati tutti e tre.
Mi stancano le mie chiacchiere.

Quando proprio mi obbligano a parlare di me, racconto delle cose selezionate e -spero sempre io- non troppo imbarazzanti. Come il sogno in cui mi avevano mozzato la testa e io me la ricucivo al collo con la spillatrice.
A me sembrava abbastanza splatter e mi aspettavo un commento severo e una serie di domande severe.
Invece mi hanno detto che è un segnale positivo.

Bah. Valli a capire i sogni.

martedì 2 febbraio 2010

cristallo

Eppure non è facile.

Uno pensa che una cucina bianca sia sufficiente, una cucina bianca e straordinariamente bella per essere solo una cucina.
Uno si immagina la cucina, la luce del mattino, che è tanta e morbida, il bollitore sul fornello, e prima pagina su Radio Tre.
E mentre uno si immagina questo si immagina anche di essere sereno, di essere giudizioso e mangiare frutta e verdura cinque volte al giorno, di sorridere agli sconosciuti, di credere nel futuro, di credere che ci sia un futuro per il quale valga la pena di svegliarsi alle sette del mattino per ascoltare prima pagina, ascoltare cosa succede nel mondo e chiedersi come si può fare a migliorarlo.
E io mi sforzo di amare quella cucina bianca, mi sforzo così tanto che lacrimo, e poi mi rendo conto che una parte di me la ama veramente, tanto da lacrimare, eppure sento lo stesso un'eco di vuoto, una voce che ripete sempre la stessa cosa, che ripete sempre quello stesso vuoto.

Io sarò felice col bollitore sul fornello e Radio Tre nella cucina bianca.
Eppure non è facile.