lunedì 7 maggio 2007

controvento

oggi c’è stato il sole.
La pioggia torrenziale degli ultimi giorni non è dietro le spalle, me lo dice il mio ossicino rivelatore che da quando si è rotto nel lontano 1994 non ha più mancato di avvertirmi dei cambiamenti del tempo. MA oggi, per tutto il giorno, c’è stato un sole bellissimo e quasi estivo. Ne ho approfittato stamattina presto per fare colazione sul balconcino. In accappatoio. Roba da signori.

Sono tornata dal mio viaggio.

Sono povera come S. Francesco e ricca come Creso. La povertà è concreta: questa settimana l’affitto, la bolletta dell’acqua, il medico, la benzina, il rinnovo della patente (tutto questa settimana) sono sembrati macigni. Il mio bancomat mi sta per interdire.
La ricchezza invece è un po’ meglio nascosta, dalla quotidianità delle azioni e dal mio famoso pudore. Consiste in immagini, ricordi, musica, sguardi verso l’alto. Centinaia di sguardi verso l’alto. La mia New York è fatta di migliaia di minuscoli frammenti. Alberi fioriti e strade polverose, scarpe consumate e cibo mal digerito. Caldo e freddo. Cieli sgombri e cieli affollati e luccicanti.Tantissimi bambini. Una città piena di bambini di tutti i colori che ti incantano.

La mia prima immagine di New York non è quella di un Empire State Building illuminato di verde nella notte in cui sono arrivata, a Chelsea, quando dopo un numero non definibile di ore di aereo ho posato le borse, mi sono sciacquata la faccia e sono subito uscita.

La prima immagine in assoluto è quella del giorno dopo, quando coi capelli bagnati sono uscita la mattina presto per comprare qualche cosa per la colazione in ostello, e ho incontrato un gatto rosso coi calzini bianchi. Sdraiato dietro una porta finestra, al sole del mattino, si strusciava e si metteva a pancia all’aria come se la mia mano potesse raggiungerlo per carezzarlo. In ogni posto dove sono stata quest’anno c’era un gatto ad aspettarmi. E ora anche in questa città totalmente sconosciuta e lontanissima. Mi è sembrato un ottimo segno.

Seduta, in piedi, fame, sete, tutto. Che penserà in questo momento? Quale canzone gli starà girando in testa? Mi sento inebriata. La mia canzone, quella che mi è tornata in mente più spesso in queste passeggiate lunghissime, parla di terremoti. Di piccoli terremoti. Anche questo un suo regalo. Tanti desideri, un corpo che evidentemente non sa parlare. Questo a momenti mi rattrista. Però anche tanta telepatia e sorrisi. Sorrisi un po’ complici, mentre ci sembra di stare passeggiando nella nostra immaginazione.
Allora era veramente così. Allora era tutto vero.

Respiri. Abbracci.

Oggi mi sento a posto, contenta. Oggi ho scacciato certe mosche che mi ronzavano fastidiosamente vicino al naso. Oggi avrei dato tutto per condividere questo sole. Come quel pomeriggio a Central Park, mentre scrivevo e scrivevo e scrivevo, quasi come se non esistesse il tempo, e avevo un disegno addosso e il polline di un salice fra i capelli.

A momenti, inaspettatamente e nonostante tutto quello che sono capace di infliggermi giorno dopo giorno, mi sento fiera di me. Della fatica che faccio e degli invisibili risultati che ottengo. Sono invisibili, ma li sento pungere come se fossero veri, reali come la gola secca quando vengo costretta a parlare di me (una fatica mostruosa, mostruosa per una schiva come me), e la salivazione mi si interrompe per far posto al tremore.
Eppure in quel brevissimo istante in cui ci credo, mi sento davvero un po’ più forte.

3 commenti:

Drogo ha detto...

Bentornata !
Come stava New York ?
Non volevo farti impressione ... scusami. Leggo sempre attentamente, ascolto anche attentamente ... ascoltare gli altri non lo si fa quasi più ... Quando hanno qualcosa da dire naturalmente ...
Settembre 2005 sarà difficile da digerire ... mi lasci senza parole.
Non avevo mai dato tanta importanza ai segni del caso ... ho camminato a lungo, attraversato mari e pianure, vissuto molto ... poi le montagne, difficili da salire ... e tra loro ... una fortezza. E adesso ?

Drogo ha detto...

... e adesso niente. E' solo un blog ...ce ne sono tanti, anche se pochi scritti così bene ... così ... coinvolgenti. Scrivi le stesse cose che sono capitate a me, forse a chissà quante altre persone ... anche se il 12 settembre è come se l'avessi scritto io. Anzi da qualche parte l'ho sicuramente scritto. Ma non ho più voglia di voltarmi a guardare com'ero. Si va avanti e la fortezza mi terrà compagnia, almeno per un pò. Ciao :)

Drogo ha detto...

Ti leggo al mattino adesso, prima di mettermi al lavoro. Scrivi proprio bene ...brava.
Per quanto riguarda i segni ... beh ... che dire ? Sto leggendo il 18 ottobre 2005 e c'è una foto di un quadro di Hopper "Chop Suey" ...
La stessa foto che ho sul tavolo, dal magazine del Corriere della Sera di un paio di settimane fa.
C'è una mostra di 100 opere di Hopper a Boston e sto pensando di andarci ... mi accompagni ?