Il vento e la pioggia
provenienti dall’Atlantico hanno dato un incentivo notevole al mio buon umore
di questo periodo.
La felicità, questa parola
inutile e vuota, per quanto mi riguarda è fatta dei momenti in cui non sono
sicura di cosa stia succedendo, ma so di stare in mezzo alle cose. Per esempio
oggi leggevo un racconto molto bello seduta su un gradino, in attesa di un
appuntamento, e il vento fortissimo e fresco faceva a gara con il sole bollente
e sembrava quasi di vederli, confrontarsi e arrotolarsi uno sull’altro senza che
uno dei due prevalesse. Sono andata a dare una mano al lavoro nel mio giorno libero,
perché sono arrivati due carichi di merce a distanza di due giorni e le mie colleghe
stavano annegando negli scatoloni. Poi, a casa, con calma, mi sono tolta di
dosso la polvere della giornata, i sandali e ho cucinato con calma una cena
buona. Al telefono mio padre sembrava di buon umore, e domani ricomincio a fare
yoga.
Questo è il mio stare in mezzo alle cose, per
quanto minuscole e insignificanti.
Apprezzare la vita non è
facile, è un lavoro a tempo pieno e io non lo so fare sempre, ma è una cosa che
mi piace tentare. Il più delle volte fallisco; l’impresa viene complicata
da un insieme di fattori: la preoccupazione per il Paese che si sfascia, la
stanchezza perenne, le poche ore di sonno, i lavori che si accavallano e il
dolore al collo.
Nelle giornate come oggi, in
cui riesco a godere di ogni attimo compresi quelli insignificanti, mi perdono
per tutte le volte che cedo allo sconforto.
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