Ed ecco, anche questo mese finisce con un vento fresco che fa mettere una sciarpetta dopo cena e con le vetrine dei negozi già piene di cappotti e maglioncini.
Dal ritorno dalla Sicilia ad oggi ho scritto poco e parlato poco: sono stata una specie di tigre in gabbia, una parola e saltavo per aria e nessuno mi poteva dire o consigliare cosa fare. Certo ho combattuto con tale e tanta stupidità (e non si può vincere contro la stupidità, ogni tentativo è perfettamente inutile e frustrante) e con tanto di quel lavoro e con tanto di quel caldo che è un miracolo che l'unico risultato apparente della mia ferocia repressa sia stato un vaffa appioppato a una cliente per telefono.
Cliente persa, ovviamente. E' un piccolo regalo che mi sono fatta.
Ma oggi no, oggi tutta la rabbia, il tumulto, tutto quel fuoco sotto la pelle, come qualcuno mi ha detto una volta, è spento.
Oggi penso e basta, scrivo note a margine dei libri cerco di non farmi abbattere, dalla malinconia settembrina che bussa alla porta.
Perché l'inizio di settembre in questa città è sempre un momento sospeso e magico.
Sarebbe bello poter finalmente temperare la matita e cominciare il quaderno nuovo.
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