lunedì 7 gennaio 2008

day after

E’ passata, anche quest’anno è passata.

Passato il Natale, passata l’Epifania, passata la scena della mamma che come ogni anno si nasconde in camera da letto a impacchettare le cose (sempre in ritardo, sempre, mentre io e il babbo aspettiamo a tavola coi crostini fumanti e la fame delle grandi occasioni), passata l’abbuffata di telefonate di rito a parenti lontani, zie monache novantenni, bambini costretti a fare ciao per telefono mentre vorrebbero essere nell’altra stanza a godersi finalmente la play station nuova.

Anche quest’anno è tutto più o meno archiviato.

Ieri mentre tornavo a casa in motorino sul lungarno mi sono immersa in un nebbione da film. E’ stato come sprofondare sotto una coperta, il faro appena illuminava quel metro e mezzo di strada utile da vedere per non uccidersi e per non uccidere qualcuno, i lampioni sembravano lampadine infilate dentro lo zucchero filato, fiochi fiochi, e non si vedeva altro che nero prima e dopo. Non si vedevano i ponti, non si vedeva il cielo, non si vedeva l’acqua.

E’ stato lì che i miei pensieri hanno cominciato ad andare per conto loro e ad ovattarsi anche loro: ho pensato al calore, al grande calore che ho intorno e dentro.

Ho pensato a certi sguardi complici e all’insistenza di certi amori che si snodano e si srotolano e si modificano ma restano sempre lì, immutabili. Ho pensato alla mia grande ricchezza e di contro alla fatica e alle tasche sempre mezze vuote.

A casa ho letto un paio di libri appena ricevuti, mi sono commossa con la musica, ho riordinato i regali nuovi e riletto bigliettini, poi sono andata a letto, con un maglione vecchio che uso per dormire quando fa molto freddo, e mi sono sentita riscaldata da una specie di speranza, debole eppure persistente, che non è lo spirito del Natale, e non è nulla di melodrammatico. Piuttosto è una specie di certezza di sapere che ho fatto tutta la fatica che ho fatto per qualcosa, qualcosa che anche se a prima vista non si vede mi rende più solida, più rispettosa per il mio passato e un po’ meno pessimista per il futuro.

E’ arrivato il 2008, sono nuovi i calendari e a breve sarà nuova anche la mia età.

Ho un sacco da fare.

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