venerdì 5 ottobre 2007

sembrava un lunedì

Uno passa due giorni belli ma faticosi a correre, prendere e perdere treni, godersi un concerto favoloso mischiandosi a sessantacinquemila persone, spiaccicarsi negli autobus, dormire per terra, ammirare di corsa una città che non conosce, stringere mani, combattere col torcicollo, combattere con gli appuntamenti, contare gli spiccioli, ricontare gli spiccioli, sbadigliare, programmare, soffrire il freddo e il caldo, ricombattere col torcicollo (che sembrava debellato invece guarda un po'? eccolo lì di nuovo) vagare nella periferia della sua città in cerca della propria vespa rimossa dalla municipale e portata in un posto che sembra lo scenario di un film western e intanto, a bordo dell'ultimo treno mentre torna a casa, mentre il vicino di sedile legge il giornale invadendo quel minimo di spazio vitale che gli servirebbe per respirare, spera che la giornata di lavoro che comincerà alle tre e mezza sia gentile, che non ci siano troppi ordini da evadere, che non ci siano scatoloni da sollevare (ché il collo davvero si arrenderebbe del tutto all'idiozia della testa che regge) che non si accalchino le solite vecchiette, o meglio, che si accalchino pure ma che evitino di tergiversare o di essere acide.

Invece, puntuali ecco le clienti impossibili.


Ed ecco come appariva il negozio all'arrivo della biondina.




Però il concerto è stato davvero favoloso. L'ho già detto?

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