lunedì 4 giugno 2007

1984

Ti ricordi il mare quando eravamo piccoli?

Io mi ricordo giornate lunghissime. Mi ricordo che mi svegliavo presto e così com’ero, in mutandine e canottiera, correvo nello spiazzo davanti alla casa con le pareti fucsia, mentre i miei dormivano. Era una casa che odorava di calce, circondata dagli ulivi, in cui ho passato la maggior parte delle vacanze che ho fatto fino a sedici anni. Ma le ultime volte che ci siamo andati era già stata ridipinta e intonacata. Invece quell’anno era ancora un po’ scrostata e fucsia, in alcuni punti più chiaro e in altri quasi viola. Io portavo i capelli cortissimi, quasi a zero, canottiere a righe e calzoncini di spugna. La mia mamma portava, a quell’epoca, un vestito di cotone bianco con le bretelline sottili. Si fermava i capelli con una fascia elastica e ogni tanto mi si appostava alle spalle per darmi i baci sul collo mentre giocavo. Quei baci mi sembravano fastidiosissimi, mi interrompevano i giochi e i pensieri. A pensarci adesso mi commuove la sola idea.

Mi ricordo queste mattine lunghe mentre aspettavo che si svegliassero i miei, stavo sola e giocavo in quello spiazzo ombroso, raccoglievo sassi, coloravo sul retro di un pacco di fogli riciclati e disegnavo coi gessetti sul pavimento. Poi i miei si svegliavano e andavamo in spiaggia, armati di due o tre borse di paglia piene di secchielli, formine, giornalini e biglie.

In spiaggia c’erano gli altri bambini. Una spiaggia lunga, un mare profondo e di un blu quasi nero, ciottoli e sabbia, la grotta sullo sfondo.
Se chiudo gli occhi quel blu lo vedo adesso, e sento anche l’odore.

Quell’estate ho imparato ad amare il mare. Quel momento della sera quando tutti se ne vanno dalla spiaggia e noi invece restiamo finché non è proprio sceso del tutto il sole. Lo spazio da dare ai pensieri, ai pensieri sciolti, e quelle sere in cui il vero evento mondano è rappresentato dall’andare a mangiare la pizza e i calamari fritti nel paese vicino.

Succede che mi mancano giorni di quiete e mi manca un po' di mare da vivere in quel modo totale dei bambini. Dormire, mangiare bene, leggere e fare il bagno alle otto del mattino.

Guardare l’orizzonte con l’emozione di poter perdere tempo.

Mi serve tempo per riflettere e prendere delle decisioni e invece il tempo mi viene sottratto da moltissime cose che non mi interessano. Ma le decisioni vanno prese perché sennò è il tempo stesso a decidere per te e ti ritrovi senza bussola e senza cose che ti appartengano veramente.
Io voglio che il mio tempo mi appartenga.


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