Rimando rimando, perché sinceramente non so come esprimere quello che provo alle 00.42 di questa notte.
Parto.
E non è un viaggio qualunque. Torno a New York dopo quattro anni, dopo la gioia, il dolore, il master, il primo volume pubblicato, gli articoli, la nascita delle mie nipoti, tutto mischiato alla complessità del lavoro quotidiano, e alla complessità delle esperienze che ho vissuto.
Non so, è come fare un bilancio, un bilancio che ho cercato, in cui ho creduto sempre, attimo per attimo, nelle ore passate a leggere e a studiare, nelle ore passate a cercare la mia consapevolezza, nelle ore passate a non pensare e, infine, nelle meditazioni a testa in giù.
Il tempo è passato sordo finché, in un momento preciso della scorsa estate, ho detto alla mia amica:
"M. portami a New York, ne ho bisogno".
M. era lì per dire di sì.
New York è un luogo stregato. L'emozione e la consapevolezza di trovarla sempre lì, eppure di trovarla sicuramente diversa me la fa vedere come uno specchio di questi anni.
Anche io sono sempre qui. Sono la stessa biondina appassionata e zitta zitta, eppure inevitabilmente sono un'altra persona.
Ho scavato così a fondo dentro di me che adesso so quello che devo tenere a galla e quello che invece devo accantonare.
Ho imparato che a volte mi posso anche perdonare per i momenti in cui non vado bene.
Ho imparato che per alcune persone rappresento una certezza.
Ho imparato che non mi devo vergognare di come sono, anche quando non mi piaccio.
Ho imparato che non sempre riesco a seguire i miei saggi consigli.
Ho imparato anche tante altre cose che non posso raccontare, ma resta sempre quel grammo di mistero, di imprevisto, quel pezzetto di me che e pronto a stupirmi.
Parto, ci credo, resisto.
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