Appena tornata, mi sono messa a riguardare Il Padrino, non so perché, forse perché avevo voglia di rivedere Marlon Brando, coi suoi movimenti lenti e i suoi occhi sconfinati. Ho bisogno di vastità, di movimento lento e di armonia. Sarà il freddino che arriva, saranno le cose che prendono pieghe buffe fuori da queste quattro mura, saranno le notti, passate a vedere film e leggere libri, sarà che fra poco salto su un aereo, e mi sento bene.
Mi sento così bene che di colpo sono tornati fuori come un fiume in piena tutti i sentimenti che volevo restassero giù, mi sveglio con dei sogni difficilissimi attaccati agli occhi e non riesco a liberarmene per ore, durante la mattina. Mi viene da cantare forte mentre vado in motorino, mi sento come un animale, chiuso in una stanza da qualche parte, che vuole uscire finalmente allo scoperto.
Sono sentimenti che mi fanno paura.
Il mio proverbiale autocontrollo viene minacciato da un abbraccio stretto, da una sensazione di calore dimenticata da secoli, dalla luce sottile che tremola fuori da un vetro, dall'odore di certi camini che piano piano cominciano a essere accesi facendo assomigliare l'aria della notte al fumo che esce dai baracchini delle caldarroste.
Marlon Brando, quindi.
Una lampada accesa, una valigia da preparare.
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