domenica 24 luglio 2011

q.b.


Adoro queste giornate calde calde e con il vento forte: sembra di essere al mare, quando non puoi nemmeno leggere perché le folate ti scompigliano le pagine del libro e ti mandano i capelli davanti agli occhi. Qualcosa che c’è in quest’aria che corre ribelle di qua e di là mi rende allegra: tutto mi sembra a portata di mano, tutto mi sembra seguire questa specie di onda. Anche l’edera che cresce a tutto spiano senza decidere che direzione prendere, anche imbastire un panino alle tre del mattino mentre finisco una traduzione e nel frattempo sento un disco dei Flaming Lips. Anche i miei vicini misteriosi che non protestano mai per la musica alta. Non mi avevano detto che a vivere nei condomini si sperimentano tutti quei quotidiani nervosismi che rendono le persone insofferenti verso la minima sciocchezza? Io i condomini non li vedo mai e nemmeno li sento, a parte la famiglia indiana del pian terreno che si mette per strada a bere e chiacchierare e mangiare roba che profuma di spezie piccanti.

La felicità, o qualsiasi cosa a cui mi piaccia attribuire questo nome, è una cosa fragile: un’alchimia strana e perfettamente incomprensibile fatta di clima mite, tè freddo molto dolce, mattine in cui si può dormire, e poi mattine in cui ti svegli all’alba per fare cento cose, lavori interessanti, lavori stancanti, persone che ti danno notizie sensazionali, serate in cui ti metti i sandali e fai 40 minuti di macchina per andare a una festa dove si balla fino a tardi, e serate in cui stai a casa a piedi scalzi a cucinare una torta mentre ascolti la radio. Un grammo in più di questo o un grammo in meno di quello e tutto può precipitare, scombinarsi e andare all’aria. Quando gli ingredienti si mescolano bene e le cose stanno in equilibrio, bisogna fermarsi, assaporare quel momento, cercare di memorizzarlo, perché se c’è una cosa che ho imparato, se ho una certezza a questo mondo, è che prima o poi la crema impazzirà di nuovo e l’alchimia si guasterà in qualche modo imprevedibile che mi farà sentire ancora sbilanciata da una parte e mi farà stare lì a gambe incrociate sul letto a pensare “che c’è che non va?”.

Quando succede, poi, mi sforzo senza successo di aggiustare quel grammo in più o in meno di quel qualcosa, che proprio non so che sia, ma le ricette sono così, se vengono bene si capisce dall’inizio, correggerle a cose fatte è quasi impossibile.

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