martedì 5 aprile 2011

di cosa parliamo quando il giorno finisce (frammenti)

Oggi ho ascoltato quasi ossessivamente In Ear Park dei Department of Eagles, e nel frattempo mi sono tagliata i capelli e ho finito di leggere un giorno questo dolore ti sarà utile. Adesso mangio pane e marmellata, dopo che ho risolto diciotto problemi diversi al lavoro e fatto tre composizioni. Prima di questo ho ritirato una nuova revisione che mi ha assegnato la casa editrice e dopo questo sono andata a bere un bicchiere di vino in Sant'Ambrogio, ho fatto chiacchiere, sono andata in motorino e ho sentito in radiocronaca gli ultimi 10 minuti di Inter Schalke. Ora sono un po' stanchina, ma il nuovo taglio di capelli dà soddisfazione e le mani mi tirano un po' di meno grazie al consueto chilo di crema all'olio d'oliva.

-E tu? Di cosa parli quando parli d'amore?
-Di niente.
-Cioè?
-Non mi va di rispondere.
-Suona un po' come un "fatti i fatti tuoi".
-Infatti.

A quanto pare non sono l'unica che non può più vedere la televisione, a parte i novanta minuti della partita di calcio la domenica. Non sopporto che ogni minuto della mia vita sia scandito da quel che ha fatto il Premier minuto per minuto. È talmente compenetrato con ogni azione, decisione e respiro di questo Paese benedetto dal clima e maledetto da tante altre cose, che di fatto mi sembra di nuotare costantemente nella melma. Non è politica, non c'è ragionamento. È solo una questione di pelle. Lascio tutti i ragionamenti seri e dotti sull'ultimo ventennio del mio Paese a quelli che hanno ancora fiato. Non per noncuranza, sia chiaro. Per sfinimento. Continuerò a fare la brava cittadina, andrò a votare leggerò tutti i giornali, prometto di non diventare indifferente. Ma per favore. Basta farcelo vedere anche mentre si soffia il naso.

-Non ti capisco. Davvero, non capisco. L'amore è dappertutto no? Lo dicono anche le canzonette. Deve essere anche in te.
-Certo che c'è. Solo che non ne voglio parlare.
-Ma di cosa, esattamente, non vuoi parlare?
Stai cercando di fregarmi. Se ti dico di cosa si tratta, alla fine ne parlo.
-Astuta.
-Grazie.

Se hai la fortuna di tradurre abbastanza a lungo, poi ti trovi a tradurre qualunque cosa ti capiti a tiro. Sguardi, gesti, abbigliamento, intensità di una carezza, accoglienza di un abbraccio, tormenti nascosti in un sopracciglio che si alza. Un po' come i doppiatori, che poi sono bravissimi a leggere il labiale della gente anche quando sono al ristorante. Un giorno penso che si tratti di una eccezionale risorsa, il giorno dopo di una grossa sfiga. Inutile fasciarsi la testa. Ognuno ha i superpoteri che ha.

-La verità è che quando parlo d'amore penso a quelli che in qualche modo ce l'hanno fatta, ma l'immagine che mi si materializza veramente davanti agli occhi è quella di due persone che scrivono il nome sui loro libri per riconoscerli quando si separeranno.
-È un po' amaro.
-Oh per favore.
-Ti sembro ridicolo?
-No ma mi sembri scontato. E non ho tempo per i commenti scontati.
-Cosa vuoi fare ora?
-Voglio ascoltare un disco di bossa nova.


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