In una casa silenziosa e piena di luce apro uno scatolone, poi un altro, e le mie cose sembrano rianimarsi, sembrano proprio diverse in quellla luce nuova e accecante.
Alle nove del mattino con addosso gli stivali di mia madre e un maglione di mio padre respiro calce e polvere e do una nuova vita ai libri, così schiacciati nei cartoni, alle tazze da tè, avvolte nelle pagine di vecchi giornali, alla poltrona, asfissiata sotto il cellophane.
Respiro anche io.
Respiro quel silenzio e quel bianco, e penso che ho proprio voglia di svegliarmi lì, di camminare in calzettoni sul legno chiaro, di farmi il tè di nuovo, col vecchio ma fedele bollitore verde, di accendere la radio.
Ho bisogno di spazio e di solitudine.
Inoltre ho bisogno che la gente la smetta di chiedermi, insinuare o alludere al fatto che in una casa nuova ci si va a vivere in due.
"Carina questa casa. Allora quando vi trasferite?"
"Vi?"
"Cambio casa, sto per trasferirmi in via tal dei tali"
"Ah bene! Ti sposi?"
" mm.. No."
"Vai a convivere?"
"..."
"Buongiorno, vorrei fare un cambio di residenza."
"Che c'è? Sei già stufa di vivere con la mamma?"
"No, è che sono troppo vecchia ormai. Sono così vecchia e rimbambita che non mi ricordo già più il momento in cui le ho dato il permesso di darmi del tu."
"Scusi..."
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