C'è un vento gelido che soffia da qualche paese del nord, si infila al centro delle nuvole e le disperde e si sostituisce a questo caldo appiccicoso e umido. Finalmente si può smettere di respirare acqua, l'aria torna secca.
Se n'è andato il 2009.
La notte di capodanno sono andata a dormire in un letto che non è mio, con venti coperte tutte diverse una dall'altra, dopo aver riso, essermi ubriacata, aver saltellato e poi anche aver consolato ed essere consolata a mia volta.
Poi, alle quattro e mezza del mattino, mi sono resa conto che non sarei tornata a casa mia.
Allora mi sono incamminata per la via del ritorno lacrimando un po', un po' tirando su col naso.
Questo post è dedicato alla casetta di San Frediano.
Nella casetta di San Frediano sono successe tantissime cose.
Mentre camminavo fra le pozzanghere mi sono saltate addosso tutte sparse come perline cadute alla rinfusa da una collana spezzata.
La sera prima di laurearmi, quando ho appoggiato sul letto i vestiti che mi sarei messa.
La prima volta che ho visto la luna entrare dentro la stanza.
La sera estiva che ho passato a mangiare ciliegie sul balcone col vino bianco e i grilli.
Quel momento pazzesco in cui ho quasi perso i sensi mentre facevo l'amore.
Il mio amico che passa con me una notte intera per soccorrermi se mi fossi svegliata e mi fosse venuto da piangere.
Un mese intero passato a vomitare ogni notte dal dolore.
i litri e litri di tè consumati mentre studiavo.
Tutte le bellissime cose che ho letto.
Tutti i film guardati per prendere sonno col pc fra le coperte.
Un anno di sveglie alle 5 del mattino per andare al master e la città pietrificata e silenziosa proprio sotto il mio portone.
Il rumore del fiume e le campane della chiesa durante la notte.
Molto altro ancora, che non si può raccontare.
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