Ieri, quindi, ho firmato il compromesso per la nuova casa.
Ne possiedo, al momento, la porta e una delle quattro mura, poco più di un terzo, ma ieri mi sono impegnata con due sole firmette a comprare anche gli altri due terzi.
Il notaio, curvo e magrissimo, sembrava un personaggio della Disney, così pallido e scuro. Mi guardava con quegli occhi a punta nerissimi e ogni tanto faceva una battuta, con un umorismo che ho davvero apprezzato, per niente scontato e con tempi comici perfetti.
L'ho apprezzato anche perché la mia mente era completamente bianca.
L'aria nella stanza sembrava rarefatta, insufficiente per tutti i presenti. Non provavo nessuna emozione, non riuscivo a parlare, riuscivo solo a guardare la mano di mio padre, appoggiata, come sempre quando è teso, sulla gola, nell'immaginario gesto di chiudersi il colletto della camicia.
Poi ho firmato. La prossima firma al 30 novembre, e allora la casa sarà mia.
Ho comprato il gelato, più tardi, per portarlo a cena dai miei. Ho pensato che era il caso di festeggiare in qualche modo.
Ma il problema in tutto quello che faccio in questo periodo è che mi sembra di vivere senza avere un corpo. Scrivo con mani che non riconosco, cammino guardandomi continuamente i piedi per essere sicura di averne ancora due, le mie gambe mi appartengono solo perché le sento pesare alla fine della giornata, quando con dita non mie le spalmo di crema idratante.
I miei pensieri sono l'unica cosa reale, sembrano oggetti solidi che appoggio ogni sera sul comodino, accanto alla sveglia coi numeri rossi, anche se non me ne libero mai veramente.
Li porto dietro nei sogni, nelle poche ore di sonno.
La mia vita si è trasformata così, in una specie di nuvola che mi segue fatta di ombre di cose pensate e non dette, lette e non raccontate, scritte e buttate.
Non so di preciso cosa provare a riguardo.
2 commenti:
a parte tutto.
congratulazioni per la casa :)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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