lunedì 15 luglio 2013

Onda


Sparsi sul letto Il nuotatore di Cognetti e Cerri, I fichi rossi di Mazar-e Sharif di Mohammadi, Riportando tutto a casa di Lagioia, le fotocopie della traduzione da finire, sparpagliate e piene di note di mille colori, la carta di un gelato, il telefono.
E me.
Finalmente con la testa vuota e senza dover correre da nessuna parte, ragiono se mettere un punto o un punto e virgola all’interno di una certa frase e le lettere e le parole mi si schierano in formazioni sempre nuove, come soldatini pronti a diverse strategie.
Ogni volta che mi trovo davanti a una traduzione è così, ci sono strumenti da scegliere e suoni da accordare e ogni volta questo lavorio mi riempie di gioia.
Una settimana tutta per me, che sta per finire e che è stata troppo breve, ma che mi ha riscossa, come se tutto fosse solo sospeso e non interrotto. Un film lasciato in pausa di cui non conosco ancora la fine.
Naturalmente stare sola con i propri pensieri è inebriante tanto quanto destabilizzante. Ho riletto vecchie lettere che dovrei proprio buttare se fossi un po’ più furba, ho riascoltato certe vecchie cicatrici pungere e credo che non smetteranno mai di pungere, ho riso e ho pianto senza troppi pudori e probabilmente mi serviva di mollare un po’ certi freni, in solitaria, senza dover dare tante spiegazioni.
Ho visto le mie nipoti, una più bella dell’altra, e gli amici cari, uno più caro dell’altro, poi sono tornata ai miei interrogativi, alla musica, alle parole spezzate alle parole che non sono mai uscite, ma il senso di impotenza non mi ha aggredita come al solito, forse ho finalmente ho imparato a non darmi la colpa per tutto quello che mi è successo nella vita.
Non costa poi molto immaginarsi al mare, con un po’ di ombra e un po’ di libri e il rumore dell’onda che batte.

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