La notte è insolitamente calda e la luna a breve sarà piena. Tutte le finestre sono aperte e di colpo si sente un grido, forte. Una donna urla forte nell'appartamento del piano di sopra, poi si sente qualcuno che corre per le scale e il portone che sbatte. Tutto il palazzo è affacciato alle finestre, molti sono in pigiama, e due poliziotti sono usciti dalla caserma. Guardano verso l'alto. La donna si aggrappa alla maglia di uno dei due e dice "non ho fatto niente". Un uomo, anche lui affacciato, dice "è vero non è successo nulla. Se volete potete salire." ma i poliziotti, invece, fanno scendere lui. Uno dei due accompagna la donna dentro la caserma mentre l'altro aspetta l'uomo sul portone.
Il secondo atto avviene dentro la caserma, lontano dagli occhi indiscreti dei vicini, anche se non dalle orecchie. Si continua a sentire piangere, si continuano a sentire frammenti di parole di conforto e di discolpa, smorzate dall'aria umida.
Non mi era mai capitato, in questo quartiere sonnacchioso popolato da anziani e badanti, di assistere a una vicenda simile.
Naturalmente non si è trattato di cosa grave, la strada adesso è di nuovo in silenzio e le persiane sono di nuovo tutte chiuse. Ma mi capita di chiedermi quante grida strozzate ci siano dietro tutte queste finestre, quanta stanchezza, quanta tristezza, quanti dispiaceri.
Anche io a volte vorrei mettermi alla finestra e urlare, senza che nessuno mi venga a consolare, senza che nessuno mi fermi. Prendermi la soddisfazione, una buona volta, di tirar fuori dai polmoni tutta questa aria, tutta questa incompiutezza, tutte queste telefonate-messaggi-mail, tutte queste uscite la sera dopo giornate infinite, tutta la stanchezza, tutte le tazze di tè.
Ma io non lo faccio mai. Anzi, sono proprio famosa per essere una che non lo fa mai.
Quello che faccio è mettermi alla finestra, farmi sfiorare dall'aria della notte e guardare in su questa luna, incompiuta, anche lei.
2 commenti:
Volevo solo dirti una cosa: trovai la vecchia fortezza per caso un giorno di qualche anno fa, lessi quasi tutti i post e anche e soprattutto quello che mi fece scoprire Keith Jarrett. Me ne innamorai e condivisi un suo concerto con la persona che più di tutte ha segnato la mia vita. Ora questa persona è lontana da me, probabilmente lo sarà per sempre. Mi restano solo due biglietti e un ricordo meraviglioso. Grazie.
Sono strane e tortuose le vie attraverso cui ci innamoriamo di una musica, delle parole e anche delle persone.
Sono felice di aver avuto una parte, anche minuscola, in un innamoramento.
Ti auguro che ce ne siano ancora, tanti e sempre più belli.
Grazie a te, di avermelo raccontato.
C.
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