Bicchiere di birra fra le mani, sciarpona sulle spalle, mi riprendo dalla giornata e giro lentamente il collo in tutte le direzioni.
Questa è la mia mezz'ora di nulla, dopo aver cucinato verdura bollita, lavato i piatti, sistemato i panni nell'armadio e dato acqua alla piantina.
La mezz'ora di birretta, di scarpe lanciate sotto il letto, di candela al sandalo accesa, di vagabondaggio su internet, di jazzino e telefono spento.
La mezz'ora in cui smetto di correre nella ruota del criceto, apro la porticina della gabbietta e aspetto che la testa smetta di girarmi. Questa è la mezz'ora in cui non mi vergogno di piangere.
Tanto nessuno mi vede e nessuno mi sente. Lascio che la stanchezza mi coli via sulle guance e aspetto, paziente che passi.
Questa è la mezz'ora in cui la biondina è nuda ed entra in un' altra gabbia.
Inutile bussare a quella porta, non apre nessuno.
Il calore, i sorrisi, la fiducia, sono tutti banditi.
E' un gioco molto duro, e bisogna essere tenaci.
E io lo sono, e resto dritta, ma non posso proprio restare anche di buon umore.
Faccio tutto il possibile, ma sono sempre un po' assente.
All'alba, stamattina, ho spalancato la finestra e mi sono accorta che era arrivato il freddo.
Un freddo pungente e salubre che mi ha spezzato il respiro, e mi ha invasa tutta.
Correnti che arrivano dalla Russia, dice la radio.
La notte e un sogno faticoso mi sono evaporati dalla pelle e il taglio sull'indice che mi sono fatta con la carta ha iniziato a bruciare.
Ci sono, è vero, dei momenti in cui ancora mi sento di questo mondo.
2 commenti:
bussare non avrebbe senso, non apriresti, ma sono sicuro che alle volte lasci quella porta socchiusa
...In un'altra vita, alle volte. Nella prossima, forse. Chissà.
Posta un commento