venerdì 6 novembre 2009

La torre di Babele (cit.)

Questa specie di mezza luna che spunta dai nuvoloni neri lascia sperare che domani non diluvi, per lo meno non tutto il giorno.
Ho vinto due volte a spider. La terza non l'ho provata. Mi bruciano troppo gli occhi.
Ho perso un ricordo, lo scorso lunedì. L'ho perso mentre guardavo da una finestra al quarto piano di un palazzo fiorentino. Ha preso il volo da lì.
Non mi importa più.
Non lo cerco più.

In questi giorni studio tantissimo, e non scrivo una riga. Letteratura di diaspora, letteratura di lingua inglese, letteratura post coloniale: una letteratura senza nome e con mille nomi diversi. Scopro che ci sono cose antiche che in realtà sono modernissime e viceversa. Mi sdraio sul letto fra le due e le tre di notte e penso a quante cose ho letto e studiato senza mai davvero raccontarle a qualcuno.
Penso che non ho mai studiato delle cose che potessi raccontare a qualcuno.
La si può guardare anche dall'altra parte: io non mi sono mai circondata di persone che studiassero le stesse cose che studio io. Quando ho iniziato il master mi sembrava impossibile che certe cose si potessero condividere.

Ora che il master è praticamente finito mi scopro a pensare che questa cosa in realtà in me non è cambiata. La dimensione privata dello studio è rimasta tale e quale. Ma la passione per la traduzione ha cambiato invece un'attitudine: a dispetto di tutti i luoghi comuni, non è possibile tradurre senza condividere. C'è bisogno continuo di scambiarsi parole, etimologie, modi di dire, dialetti, lingue. I vocabolari sono infiniti.

Da una parte c'è l'OED, così imponente e faticoso da tenere sulle gambe, però con quel profumo irresistibile ogni volta che lo sfoglio.
Dall'altra le parole che ho collezionato in una vita, tutte, tutte quelle dei libri, tutte quelle della famiglia, tutte le parole d'amore e tutte le parole d'odio, tutte le parole che porto con me da sempre.

La Babele più straordinaria è dentro la mia testa.
E serviranno tutte le parole possibili.
Anche se poi dico a una cliente "signora sto processando il suo ordine" (e poi scoppio a ridere chiedendo scusa).
Anche quando il nuovo aiutante di mia madre le dice "la gatta è bellissima! Ma ha troppi capelli.."
Servirà anche pensare alle parole che ho saputo dire e che non ora so dire più.

(Non è colpa tua. Non è colpa tua. Non è colpa tua tua, tua.. non è..)

Ho fatto più di un funerale in quest'ultima settimana.
Per ogni funerale avevo delle bellissime parole segrete da pronunciare.

Non mi importa più di tantissime cose.
Ma ce ne sono alcune da cui non mi so separare.