venerdì 23 aprile 2010

non è l'amore che va via


Ha piovuto tutto il giorno, i panni stesi non sono ancora asciugati.
Mi sono svegliata alle sei del mattino per un'ultima trasferta a Pisa.
Cielo plumbeo e la stazione non è più a cinque minuti a piedi come quando abitavo nella casetta di San Frediano.
La mia casa stamattina era raccolta in un risveglio silenzioso e ordinato.
C'era la camicia croccante stirata, c'era la luce acciaio e bianco, l'odore di legno e sapone e la caffettiera già pronta.
La mattinata è stata vorticosa e piena di facce amiche, complimenti e salamelecchi.
Un videomessaggio di congratulazioni dell'autore che abbiamo tradotto, il volume pubblicato, una pergamena con un nastrino rosso, strette di mano, una meravigliosa chiesa sconsacrata dove le parole volavano nella penombra e si sentivano appena.
In treno, l'unico treno sopravvissuto a uno sciopero di cui non sapevo niente, mi sono asciugata le ossa e ho ripreso i sensi dopo tutto il freddo che ho sofferto, e guardando fuori dal finestrino ho dato un bell'arrivederci al mio ultimo sogno nel cassetto.
E' stato quasi indolore, una cosa a cui sono abituata ormai, non mi pesa più come qualche tempo fa, non mi fa nemmeno più la rabbia che mi faceva prima. E' solo scivolato via col resto del paesaggio grigio, rotolando sui binari.

sabato 10 aprile 2010

e poi e poi e poi...

Nell'attesa che mi si asciughino i capelli mi distendo sul divano, il computer sulla pancia, tre o quattro pagine aperte. Ho montato mobili ikea stasera, e poi ho sistemato delle cose nei mobili ikea, e poi ho buttato con un giro di valzer l'ennesimo set di scatoloni e alla fine mi sono buttata sotto la doccia.
Domani ho una festa in un locale, e domattina sono libera, credo che andrò a cercare un vestito adatto. E poi ho due viaggi da fare; uno a Sud e l'altro a Nord, oggi ho comprato il volo e ho controllato i bus di trasferimento.

Viaggiare, anche per due o tre giorni, è sempre stata la mia medicina, ma stavolta il senso di libertà che di solito provo quando faccio click su "acquista volo" era un po' disperso in mezzo ai miei turbinii. Mi sento un po' in ansia, so che mi passerà presto, ma per una volta la mia prima reazione non è stata la solita sensazione di aria fresca nei polmoni.
Stavolta ho bisogno di avere in pugno la situazione, anche se non c'è niente da avere in pugno perché il bello di spostarsi è non avere troppe cose da programmare e poi non c'è nessun particolare rischio di imprevisti. C'è solo l'affetto di chi mi ospita, la voglia di vedersi, la necessità di respirare altro.

Poi c'è un sacco di lavoro in mezzo, un sacco di stanchezza nelle ossa, un sacco di disillusione, e anche un nuovo cuscino per l'artrosi. E poi un po' di soldi in meno sul conto.

Poi c'è la consegna dei diplomi del master, con annessa presentazione dell'opera tradotta, ai più fortunati comunicata in anticipo su facebook.
Mentre mi chiedevo come era possibile mi sono arrivate risposte e conferme del fatto che non sono i colleghi del master a frequentarsi su facebook, ma i docenti. Forse è proprio vero che c'è qualcosa che non ho capito bene di certe dinamiche della vita (della mia vita?) allora.

Comunque no, non mi iscriverò a facebook.
Voglio conservare quella crepa nel muro da cui posso sgattaiolare via, se mi va.