martedì 15 febbraio 2011

strati

Stasera ho lavorato poco, ero piena di distrazioni.

Oggi volevo fare tante cose, poi invece la giornata se n'è andata senza darmi il tempo di finire tutto.
Oggi ho fatto la spesa, ho cucinato una cena buona, ho letto, ho lavorato quel poco che ho lavorato, poi ho pulito la cucina e adesso mi sono messa a vedere un filmetto.
Stasera mi manca Venezia, per motivi che sono misteriosi anche per me.
Stasera mi mancano tante cose, ma non so come nominarle.
Quando le cose sono state seppellite meticolosamente, dalle coperte di pile, dal mascara, dalla sabbia delle estati, da scarpe consumate e scarpe nuove, da chili di carta -soprattutto da chili di carta - e da musica sempre diversa, poi non sai più come si chiamano. Ne riconosci, magari, l'odore, o il colore, riconosci quella malinconia che le avvolge di dolcezza e di amaro, ma più di amaro, ma non sai se le vuoi ritrovare davvero, e non sei capace di dar loro un nome.

Stasera mi mancano le parole, e forse è per questo che ho lavorato troppo poco.

mercoledì 9 febbraio 2011

L'ansietta

Dopo un alterco avuto per strada con una donna mostruosa frutto della società mostruosa in cui stiamo vivendo, mi sono sentita umiliata e triste, soprattutto all'idea di essermi abbassata a discutere.
E ho capito una cosa chiaramente: il mio grande disagio, il più grande, passa, certo, dal teatrino della politica, dal menefreghismo delle persone, dall'incuria, dalla superficialità generale, e dalla generale ingiustizia, ma prima di tutti questi pensieri che hanno un capo e una coda, l'ansia mi viene dal fatto che mi sembra costantemente di vivere in un carnevale.
Un carnevale dei più grotteschi: quello della cartapesta di Viareggio non certo quello sofisticato delle maschere veneziane, facce gonfie e distorte, parole sputate, scherzi di pessimo gusto.
Un incubo a occhi aperti.
Un orrore.

martedì 8 febbraio 2011

doors


Sento un profumo, addosso e intorno, un profumo che riconosco.
E' il detersivo per i panni, è la crema per le mani, è l'odore della carta.
Mi piace.
Sento un fremito, addosso e intorno, un fremito che riconosco e che mi intimorisce e mi attrae allo stesso tempo.
Non lo so se mi piace ma ho deciso di coltivarlo per un po'.
Sono giorni che, anche se dormo veramente pochissimo, faccio sogni strani e mi sveglio col desiderio di trascriverli, di farmeli apparire come pensieri razionali.
Perché io ho bisogno, quasi sempre, di razionalizzare.
Invece poi ho deciso - forse me lo sto dicendo adesso, mentre lo scrivo- che no: non posso mettere nero su bianco anche quelli.
Ho pensato: sarà il caso di lasciare che qualcosa nella mia vita non sia spiegabile con virgolette aperte e poi chiuse, o con sottolineature in grassetto? Sarà il caso di lasciare che la mia pancia abbia le sue reazioni senza sentirmi in dovere di prenderla a bacchettate per farla rimanere ferma e buona seduta nel suo banchino?
Così forse quando mi dicono "ok, adesso stai razionalizzando, ma i tuoi sentimenti quali sono?" avrò anche io qualcosa da dichiarare.
Di solito mi guardo intorno come se "i sentimenti" di cui si parla fossero delle persone entrate nella stanza dopo di me per sbaglio, perché non mi sono chiusa bene la porta alle spalle.
Invece credo che proverò a mettermi in ascolto.
Ascolterò questo profumo che mi piace, e speriamo che abbia davvero qualcosa da dire.