venerdì 26 marzo 2010

cose che mi sono successe questa settimana

Alba, il solito cielo plumbeo.
Arriverà la primavera e il sole vero e proprio, io lo so.
Secondo me mi fa un dispetto per non farmi vedere la casetta piena di luce e riflessi di bianco e verde.

Ieri, in un tour de force micidiale di negozio, sono caduta dal panchetto che usiamo per prendere le cose che stanno negli scaffali alti.
Non sono caduta, in realtà il panchetto -che è una vecchia sedia di casa della titolare - si è spaccato in due sotto di me, facendomi precipitare verso il basso. In basso ci sono fiori, candele e soprattutto vasi di vetro e di terracotta.
Mi son detta, "eccoci, addio denti davanti", mentre cercavo goffamente di mettere le mani davanti alla faccia per proteggermi.
Invece no.
Sono caduta sopra l'unica cosa morbida di tutto il negozio: un cesto pieno di foglie di alloro.
"Sono le tue nonne che ti hanno preso per le bretelle"
dice la madre, che ci trova sempre qualcosa di magico animistico in queste cose.
A me piace l'idea delle bretelle, in effetti. Come avere sempre un gancio a cui sei appesa, e quel gancio è fatto di un invisibile e potentissimo affetto.

Oggi, mentre uscivo da un appuntamento, ho trovato un attaccapanni super kitsch.
L'ho preso, ma poi non sapevo come fare a portarlo via.
Allora due sgomberatori che stavano lì a fumare mi hanno detto "se ci dai 15 euro per pagarci il pranzo te lo portiamo noi".
Così feci. Ora l'attaccapanni è con me in negozio, gli sgomberatori stanno paranzando al bar, e questa vicenda mi sta facendo vedere in rosa tutta la giornata.

Per finire, durante la notte mi sono svegliata col solito incubo e ho acceso il pc per vedere una puntata di una serie tv a caso, ormai lo faccio spesso.
Ho guardato Ally McBeal, e ho pescato una puntata in cui ci sono Sting e Robert Downey Jr che cantano insieme Every Breath You Take.
In merito a quest'ultimo punto, volevo avvisare tutti di smetterla di dirmi che sono fatta di ghiaccio, perché non è vero.

martedì 16 marzo 2010

(...even though it's breaking...)

La scorsa settimana finalmente ho comprato dei tulipani arancioni (era una piccola promessa che avevo fatto a me stessa), ieri finalmente ho ritrovato una piantina di narciso tête-à-tête (oh sì, come ai vecchi tempi) e venerdì ho appreso dal Venerdì di Repubblica che in Italia finalmente con la riforma dei licei il liceo linguistico non sarà più solo privato.
Questione di punti di vista. Mio padre ha insegnato per gli ultimi quindici anni della sua carriera in un liceo linguistico pubblico e, statalista com'è, non gli ha fatto piacere leggere che nessuno si è accorto che la sua scuola esisteva.

Dovunque mi giri vedo cose fatte con i piedi, vedo volti tirati e disillusi, vedo grandi punti interrogativi e mani vuote. E poi melma.
Quello che ho io ho fra le mani è un fascio di tulipani ormai sfioriti che sembrano l'urlo di Munch con tutto quel nero dentro, una piantina che aspetto di veder fiorire e un uomo che mi ha dato un ultimatum, e incredibilmente tutte queste cose mi strappano un sorriso.
Questa sarebbe un'altra storia, se non fosse che non lo è.

Io sorrido per combattere contro il dolore che mi prende, contro il senso di vuoto.
Io sorrido perché sorridere mi cura le cicatrici e perché ormai delle rughe d'espressione me ne sono fatta una ragione.
Io sorrido per dissimulare, forse è vero, e impedire che si noti questo mio tremore continuo.

Io sorrido anche se mi dicono che le cicatrici non sono cicatrici, se fanno ancora male.

giovedì 11 marzo 2010

una mattina

Mentre aspetto che finisca la lavatrice mi bevo una tazza di tè e mangio una fetta biscottata col miele. Le mie fette biscottate preferite.
Dopo un paio di cene spericolate e un paio di notti a lavorare fitto fitto ho inaugurato la settimana dormendo.
Una dormita da competizione, di quelle con tutti i telefoni staccati, con l'orologio digitale sul comodino coperto da un maglione per non sapere mai che ora sia, e -cosa che non faccio mai- con le persiane e gli scuri perfettamente chiusi. Ho dormito una quantità di ore di cui adesso un pochino mi vergogno e sono sicura che erano almeno dieci mesi che non lo facevo. Forse di più.
Ho passato intere notti in bianco e ho dormito una media di due o tre ore per tutto l'anno scorso e per i primi due mesi di quest'anno.
E adesso dormire una mattinata intera mi sembra una cosa terribilmente trasgressiva, una sensazione paragonabile a quando a diciotto anni uscivo di nascosto di notte per andare a ballare e tornavo alle sei del mattino zitta zitta con i tacchi in mano sperando di non svegliare nessuno.

E non importa se, come era ovvio, durante quel sonno lunghissimo mi sono autopunita sognando, perché poi mi sono svegliata e intorno c'era silenzio e c'era la caffettiera azzurra già preparata sul fornello, e la casa faceva le facce e tutto il resto è rimasto così, in perfetta sospensione.