lunedì 26 ottobre 2009

cristallo

Ogni volta che appunto la matita penso a che bel movimento fa il legno sotto la lama, a come si trasforma in un foglio sottile e ondulato, e a come potrei girare e girare per un tempo indefinito e stare a guardare quella ruota finché non si spezza.

-Guardami, non ti capierà più di vedere le cose così chiaramente. Così vedi com'è. Il groppo in gola, il respiro mozzato e lo sguardo che vaga nel punto più lontano possibile da me.
-E' tremendo, ho visto il tuo corpo contrarsi e fuggire rimanendo esattamente immobile nel posto in cui è.
-Te lo dicevo.


Qua dentro nel pomeriggio la luce entra di taglio, e si ferma esattamente sui libri. Oltrepassa le foto e il barattolo delle penne. La pianta fa un'ombra sul soffitto che sembra un ricamo. Tutto quello che c'è qui intorno prende un colore inconsueto, che non gli appartiene veramente. Ho provato cento volte a fermarlo con la macchina fotografica, ma la foto normalizza tutto e lo riporta ai colori standard. Di sicuro è perché non sono brava abbastanza a fare le foto.
Oppure perché quel colore è quello che vedo io, e dentro la mia testa, dentro i miei occhi, le cose non sono come fuori.

-Mi devi spiegare perché ti senti così strana, così fuori posto, così scombinata.
-Devo?

-Non è così, non lo capisci?

-No.

-Quand'è l'ultima volta che sei stata felice?

-felice?


Temperatura minima otto gradi, massima ventidue.
Primavera al pomeriggio e autunno alla sera. Cielo sereno, vento debole. Un cane che abbaia in lontananza. Chet Baker.

Gesti consueti, il consueto logorio.

martedì 13 ottobre 2009

naked

Bicchiere di birra fra le mani, sciarpona sulle spalle, mi riprendo dalla giornata e giro lentamente il collo in tutte le direzioni.
Questa è la mia mezz'ora di nulla, dopo aver cucinato verdura bollita, lavato i piatti, sistemato i panni nell'armadio e dato acqua alla piantina.
La mezz'ora di birretta, di scarpe lanciate sotto il letto, di candela al sandalo accesa, di vagabondaggio su internet, di jazzino e telefono spento.
La mezz'ora in cui smetto di correre nella ruota del criceto, apro la porticina della gabbietta e aspetto che la testa smetta di girarmi. Questa è la mezz'ora in cui non mi vergogno di piangere.
Tanto nessuno mi vede e nessuno mi sente. Lascio che la stanchezza mi coli via sulle guance e aspetto, paziente che passi.

Questa è la mezz'ora in cui la biondina è nuda ed entra in un' altra gabbia.

Inutile bussare a quella porta, non apre nessuno.
Il calore, i sorrisi, la fiducia, sono tutti banditi.
E' un gioco molto duro, e bisogna essere tenaci.
E io lo sono, e resto dritta, ma non posso proprio restare anche di buon umore.
Faccio tutto il possibile, ma sono sempre un po' assente.

All'alba, stamattina, ho spalancato la finestra e mi sono accorta che era arrivato il freddo.
Un freddo pungente e salubre che mi ha spezzato il respiro, e mi ha invasa tutta.
Correnti che arrivano dalla Russia, dice la radio.
La notte e un sogno faticoso mi sono evaporati dalla pelle e il taglio sull'indice che mi sono fatta con la carta ha iniziato a bruciare.

Ci sono, è vero, dei momenti in cui ancora mi sento di questo mondo.

venerdì 9 ottobre 2009

ottobre fin qui (elenco, perché non sono capace di far di meglio)

  • Cadono le foglie, non accenna a diminuire il caldo, nemmeno oggi che piove.
  • Leggo, per motivi complicati, stralci di Gramsci e Calvino e Pasolini e altri e mi amareggio pensando al panorama culturale del mio paese oggi.
  • Ascolto i Notwist e altre cose analoghe. Non so perché, va chiesto alla scelta casuale dell'I-pod.
  • Leggo compulsivamente le pagine dei giornali. Perché? Fa parte della mia personale pazzia (una delle mie personali pazzie), ed è un misto di gusto dell'orrido e di inspiegabile speranza che qualcosa, anche una cosa piccolissima, migliori, o non mi appaia completamente delirante.
  • In questi giorni mi fa un po' paura tutto. Un po' di paure sono sensate, un po' sono totalmente irrazionali, come tutte le paure.
  • Non ho fame.