domenica 15 gennaio 2012

fire

Nel 2012 mi sveglio una mattina in una stanza viola, fuori c'è il sole e si sente il rumore del vento fra gli alberi. Passeggio vicino all'acqua, poi respiro forte l'aria fredda di gennaio.
Nel 2012 racconto storie e poi le scrivo, e poi mi rendo conto che le sto raccontando solo a me stessa. Ho visto tante notti e la luna piena, e ho visto una nave enorme accasciata come un animale smarrito di fronte alle coste della mia regione. E improvvisamente il telegiornale è diventato un film, e tutto quello che si raccontava sembrava un film: i poliziotti con in braccio i bambini, le persone avvolte nelle coperte, la pila di salvagenti rossi ammucchiati al porto e il freddo che bucava lo schermo e faceva tremare le ossa anche dal divano.
Nel 2012 ho visto uscire la mia prima opera tradotta, che non è un romanzo, e che non è l'autore dei sogni, ma c'è il mio nome sopra, e fa comunque un certo effetto. E poi ho visto uscire una raccolta di poesie meravigliose: lì il mio nome sopra non c'è, ma è come se ci fosse, e fa da carburante, è come un calore fermo al centro del petto che mi fa sentire viva e capace di gioire di cose che non sa nessuno.
Nel 2012 quello che devo imparare è gioire delle cose che non sa nessuno, delle parole lente e e calme di un pomeriggio immobile, delle stanze viola in cui mi sveglio quando nessuno sa dove sono, delle luci della sera e delle nuvole che corrono veloci, della mia inconfessabile forza e della mia timidezza, sempre protagonista di tutte le giornate.
Ho visto un altro compleanno, una serata in Santa Croce e un fuoco, acceso.

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