
Questo ci vuole, equilibrio.
Reagire alla sensazione di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato che mi ha aggredita in questi giorni ogni volta che mi svegliavo.
Reagire al nervosismo che mi fa venire voglia di rispondere male e andarmene sbattendo la porta.
Reagire alla voglia di dormire. E poi reagire all’insonnia.
Reagire al fatto che ho tutto sparso in giro e non trovo le cose.
Reagire al “che faccio, dove vado, cosa voglio che c’entra tutta questa gente con me”.
Mi ritornano le vecchie pulsioni: per esempio avrei assolutamente bisogno di muovermi e parlare una lingua diversa. Avrei bisogno di un aereo sul quale abbandonarmi alla lettura di riviste. Di un volo che mi obblighi a portarmi una giacca sul braccio, che chissà che tempo farà quando atterro.
Ma non è il momento della fuga, è il momento della trincea.
Del coltello tra i denti in negozio e fra le mura della stanza davanti ai libri aperti. E se la rabbia c’è, (per quanto sia inspiegabile c’è) è il momento di incanalarla nella realizzazione dei progetti, non nelle camminate sfiancanti fra metropolitane e marciapiedi stranieri.
E stavolta resisto. Stavolta vinco io.
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