In questo caldo da sauna costante, mentre mi struggevo a leggere di come le due belle si sono sdraiate sui prati, hanno bevuto caffè fatto sul fornellino, ascoltato gruppi bellissimi, fatto amicizia, e dormito poco, mi telefona la mia amica E. e decidiamo di andare laggiù laggiù a vedere che ci riserva il festival in versione fiorentina.
Arriviamo in due su una vespa, in mezzo a una nuvola di motorini e polvere io a pezzettini direttamente dal lavoro, ma con una maglietta nuova che mi piace, lei bella e elegante in nero. Dal parcheggio al pratone dove ci sono i palchi c’è un po’ di strada da fare a piedi, mentre camminiamo per la stradina polverosissima uno sudato e coi dread mi guarda e dice in aretino “guarda che non ti fanno entrare col casco”.
E infatti all’arrivo ai controlli c’è una grande impalcatura con tutti caschi appesi come tanti uccellini sui fili della luce.
“No, non posso lasciarlo lì.. me lo rubano di sicuro...”
“torniamo indietro?”
“ma se torniamo e riandiamo poi per cinque minuti bisogna pagare...”
perché l’ingresso è gratuito fino alle nove. E noi naturalmente siamo arrivate alle otto e cinquantasette.
“che si fa?”
Mi ricordo di certi trascorsi e vado da un poliziotto a pigolare sbattendo le ciglia. Lui mi guarda e dice “non posso, davvero”. Mi guardo intorno e vedo il baracchino degli organizzatori.
“ma se vado a chiedere lì se mi fanno mettere il casco dietro i loro banchetti?”
“ma se lo fai tu lo vorranno fare tutti...”
“me ne hanno già rubato uno, se perdo questo... dai...”
“...”
“per favore dai... fammi almeno tentare...”
“vai dai, sbrigati”
Fase due. Molto più semplice della prima direi. Il ragazzo del baracchino coi capelli più rossi che abbia mai visto mi dice, sempre in aretino, “ma sì, poi se fai tardi e chiudiamo la tenda passi sotto e lo prendi lo stesso, tanto non è veramente chiuso, è solo una tenda...”
Metto il casco su un mucchio di qualcosa coperto da un telo bordeaux.
Faccio un fioretto che se alla fine della serata lo ritrovo…
E ci buttiamo sul pratone, dove la maggior parte della gente mangiucchia, beve vino in bottiglie di plastica, combatte con le zanzare e semplicemente giace chiacchierando. C’è profumo di erba falciata, sembra estate, sembra un po’ di essere al mare. “Cavolo, siamo vecchie” ci diciamo io ed E. guardandoci intorno.
Poi ci ripensiamo: che bello essere di dieci anni più grandi di quando ci facevamo le paranoie se il vestito era giusto, se avremmo incontrato questo o quello, se avremmo saputo a memoria i testi delle canzoni. Una gran bella rilassatezza, ora dobbiamo solo goderci la musica e respirare il profumo di erba tagliata e notte fresca, chiacchierando del più e del meno e ciondolando fra le bancarelle. E infatti facciamo proprio così: ciondoliamo fra le bancarelle provandoci collane e inspirando incensi vari. Io alla fine compro anche un braccialetto fatto di fili verdi.
Poi i concerti.
2 commenti:
sarebbe stato bello esserci stasera, per giusto per vedere il mio sogno proibito di sempre (damon albern) e soci. ti auguro buon concerto - e complimenti per il blog =)
ti dirò, lui non ha più quella faccetta a punta meravigliosa. Però conserva il suo fascino... e il concerto è stato proprio bello...
Posta un commento