Rientro in casa ed è tardi, mi accoglie il mio profumo di colonia e polvere di caffè, qualche volta di panni stesi, metto sul fuoco il bollitore, mangio un biscotto. Riapro il lavoro quasi finito, spulcio Repubblica, ascolto due o tre canzoni, e mi ripiego sulle mie virgole e i miei punti.
di rabbia, e allora inattiva non ci resto, a costo di svenire per strada, perché sono andata di corsa a lavorare senza aver fatto colazione.
Quindi ecco la mia medicina, correre, fare, poi fermarmi per tirare il fiato, poi ricominciare.
Pazienza per tutto quello che non c'è.
Pazienza per le storie che non posso raccontare o per le lampade che devo scegliere da sola. Me lo ricordo com'era fare le cose con la voglia di condividerle, e semplicemente non lo voglio fare più. Non mi voglio ritrovare con altre foto che mi facciano imboscate o con altra musica che mi paralizzi.
La fortezza rialza il ponte levatoio e chiude il portone.